Influenza

Anche quest’anno
inizia l’autunno e io
a Milano, mi ammalo
stupita, quasi
offesa: ma come,
così, senza preavviso,
con tutte le scadenze,
i lavori da finire!

“Cosa posso fare?”
chiede la mia impazienza
e tu, saggio, pieno
d’amore, dici la verità:
“Niente, aspetti”.

Foto: Nadia Lambiase

 

Radiografia notturna

Insonne
il corpo raggomitolato si ausculta,
radiografia vivente:
il diaframma che
gonfia e sgonfia l’addome,
il battito accelerato del cuore
il respiro leggermente increspato.
Piccolo lumino,
che sulla soglia della veglia,
ostinato resiste
al caldo e ritmato
respiro della notte addormentata,
in solidarietà con tutti coloro
che la notte,
sono costrette a vegliare.

Nadia

Corpo e Mente

Esistere psichicamente. Nient’altro. Di vivere ho già tentato invano.
Ho sperimentato svariate forme di malattia psicosomatica. Ma il mio corpo come mezzo di collegamento alla realtà non funziona.
La mente separata viaggiava solitaria, aspettava il compagno di viaggi per spiccare il volo,
l’arrugginita carcassa.
Mi sono dimenata in numeri e formule. La puntigliosità come arma del mio (mentale) suicidio.
Mi guardo indietro e penso che è stato lavoro inutile, fiato sprecato.
Da questo viaggio improbabile sono tornata indietro a mani vuote: i blister svuotati, le boccette, le pastiglie omeopatiche il mio unico souvenir.

Nikka Visconti

Da un’altra prospettiva…

Suona la sveglia.
Un braccio si allunga per spegnerla. La mano trova il cubo, schiaccia un pulsante, il suono cessa.

Tra le mura di un castello antico è scoppiata la guerra. Corro da una parte all’altra come messaggero, su per i viali ghiaiosi, a lato dei muretti di pietra bianca, attraverso i prati ben tenuti dei terrazzamenti della parte est. Poi un suono strano comincia a suonare, e comincia la fine del mondo. Qualcosa accade, tutto viene inghiottito, risucchiato in un vortice. Forse vengo risucchiato solo io. Non so. I miei piedi non trovano più l’appoggio e in una frazione di secondo vengo sbalzato in un altro posto. Mi sveglio in un corpo che sta spegnendo una sveglia, in una mattina di primavera, a Trento.

Il mio corpo si stiracchia, si mette seduto, poi si alza. Si spoglia nudo per poi rivestirsi con dei nuovi indumenti. Il mio corpo scende le scale, la mano apre la porta del bagno, il mio corpo si gira, la mano richiude la porta. Il mio corpo fa la pipì. Poi il mio corpo va in cucina, beve un bicchiere di acqua, riempie il bollitore con dell’altra acqua e la mano preme il pulsante dell’accensione.

Mi ricollego a questa vita con facilità, come se fosse da sempre che accade. Mi ricollego a questa vita, ogni mattina, come se fosse normale routine, abitudine chiara, nitida, come se fosse logico che accada, un’ovvietà. Apro gli occhi e mi riallaccio a questo scorrere del tempo, come se fosse l’unico esistente. Tra i miei ricordi, a differenza dei miei sogni, non c’è traccia d’altro se non di momenti che ho vissuto piuttosto recentemente e con questo corpo, quello assonnato che ha appena spento la sveglia. Eppure in questa breve esperienza di vita fatta ho già appreso che prima o poi arriverà sicuramente un momento in cui non riuscirò più a governare questo corpo, non riuscirò più a muoverlo. Cosa mi accadrà in quel momento? Se il mio corpo morirà io potrò continuare a vivere? E dove?

Giacomo

Il massaggio SECONDA PARTE – fusione.

“…ero una cosa sola con il suo corpo…”

Ho estrapolato questa frase da un messaggio che mi ha inviato mia cugina dopo aver massaggiato il suo boy-friend.
Il mio cuore ha sorriso.
Dedicarsi con tutto se stessi al corpo che si sta massaggiando conduce, spesso, a ciò…
Un sentimento di fusione, e di amore insieme.
Il nostro corpo assomiglia ad una cipolla a più strati. Ma non è da sottovalutare la pellicola che lo avvolge più esternamente, la pelle… la quale a sua volta è fatta di diversi strati. In essa sono presenti dei “ricettori” molto potenti che mandano dei segnali dritti dritti al nostro cervello al minimo sfioramento. E’ una straordinaria interfaccia che ci permette di vivere molte intense sensazioni…
Ma c’è dell’altro.
La scienza vede la pelle come il “limite esterno” del nostro corpo, molte discipline orientali, invece, nonchè Maestri di tutti i tempi, insegnano che oltre al corpo fisico, visibile e denso, esistono altri corpi, più sottili… e che quindi la pelle non sia il nostro “confine ultimo”. Davvero interessante perché…
Attreverso il massaggio si ha, talvolta, la sensazione che quei corpi più sottili esistano e che si fondano con quelli degli altri, generando un profondo senso di compenetrazione.
“…ero una cosa sola con il suo corpo…”

Due respiri appartenenti ad un solo corpo.

Un profondo abbraccio… 

 

Raji

Il massaggio PRIMA PARTE – imbarazzo?

Ho sempre amato i massaggi.Ed ora frequento un corso che mi piace una cifra! ;o)Che cos’è il massaggio?In primis, è un dialogo.Un dialogo che non si serve di quei contenitori limitati quali sono le parole. Comunica attraverso le sensazioni, cioè un linguaggio ben più ricco di sfumature e più vicino al piacere.

Walter, il mio istruttore, ha esosrdito affermando che normalmente si hanno tre possibili tipi di risposte da parte di coloro che ricevono il massaggio: piacere, disagio o imbarazzo.Ho pensato:”capperi, 2 su 3 non hanno un connotato positivo”.E perchè mai? Perchè non è un fatto spontaneo e naturale quello di provare piacere?Forse perchè il massaggio è un linguaggio sincero che by-passa tutte le nostre convinzioni, opinioni, paure e arriva subito al sodo, generando subito un collegamento(..a mò di Avatar..)? Io credo di si. E’ talmente diretto…

Il massaggio ci tocca.. tocca proprio. Non è un caso che smuova e che sciolga molte tensioni, non solo fisiche, ma anche a livello mentale ed emotivo. E’ un linguaggio tollerante e libero, fatto solo per accarezzare, come fanno le onde del mare con la profondità sottostante…E cos’è dunque quell’imbarazzo che si genera.. da dove arriva?Sarà che non siamo abituati ad aprirci senza possibiltà di mentire?Il corpo non mente. Da un certo punto di vista è come una cartina geografica di quello che custodiamo all’interno. Provate a trastullare certe parti del corpo di un’altra persona… di sicuro avrete una risposta sincera di apprezzamento o altro, che non arriverà dalle parole…Pelle d’oca, arrossire, erezione, scioglimento, irrigidimento, sudore, abbandono…il corpo non mente. Dice e dice tanto in pochissimo tempo. Mille informazioni in un lampo. Il c.d. linguaggio non verbale, infinitamente più esteso di quelo verbale e più rapido.Disagio ed imbarazzo? Beh, direi che può essere…Ma la vera magia del massaggio… è che non appena lo si accetta… ci apre ad un altro mondo, un mondo più puro… più sensuale e profondo. Ci mescola… e cos’è che mescola? In essenza due energie che entrano in contatto e che si scambiano amore. E’ un’esperienza che si avvicina al mistico.

Raji

Liberamente in libero corpo

C’è una cosa che non capisco.
Ed è questa: perché alcune mie “amiche di Facebook” giocano a imitare le modelle, pubblicando foto che le ritraggono in pose ai limiti del pornografico? E perché altre “amiche” ma, soprattutto, “amici di Facebook” si prodigano in prevedibili apprezzamenti, moltiplicando i “mi piace” e i commenti su quanto “figa”, “gnocca”, “bona” o più tradizionalmente “bella” sia la fotografata? Perché ci riduciamo a utilizzare Facebook come vetrina per mostrare culi, seni, gambe nude ma anche pettorali, addominali scolpiti, scimmiottando veline e tronisti? Il fatto di mettere in mostra pezzi del nostro corpo deriva dal bisogno di venire rassicurati che sì, suscitano l’effetto sperato, piacciono? Se così è: perché continuiamo a drogare questo bisogno (indotto) invece di provare a liberarcene?

“Sei solo invidiosa, perché non hai bellezze da mostrare”, potrebbe dirmi qualcuno. È vero: anche a me piacerebbe poter esibire un corpo simile ai tanti che appaiono in televisione, negli inserti pubblicitari, sui profili Facebook. Però non voglio assecondare questo desiderio. Non voglio passare i miei pomeriggi in palestra, comprare creme anticellulite o rifarmi il seno. Vorrei invece liberarmi dalla dittatura del modello (modella) da seguire e vorrei smetterla di relazionarmi al mio corpo in maniera strumentale. Il corpo come mezzo per ottenere stima, apprezzamento, riconoscimento, forse anche – ci illudiamo – una pallida parvenza d’amore. Un bel culo, un bel seno, belle gambe, bei pettorali come chiave per aprire la porta del successo sociale e chiudere quella della solitudine, del senso di inferiorità, dell’insoddisfazione. Ma la felicità non è direttamente proporzionale alla bellezza. Se anche riuscissimo nell’impresa di assomigliare al modello, non diventeremmo per questo più felici. La bellezza del corpo non dura per sempre, invecchieremo tutti, ci ammaleremo. Inoltre, pensare la bellezza al singolare è un inganno: ciò che esiste sono le bellezze, molte e diverse, a cui però dobbiamo fare spazio. Perché non proviamo a smantellare i meccanismi che ci incatenano a un certo modello da imitare e da desiderare? Perché non proviamo a cercare la felicità anziché una sola, predefinita bellezza, nella consapevolezza che quest’ultima non è condizione necessaria né sufficiente per raggiungere la prima?

Se vogliamo, possiamo liberarci. E potremmo cominciare da qui. Cancelliamo (donne e uomini) dai nostri profili Facebook quelle foto che ci ritraggono in pose seducenti, come fossimo veline o tronisti, ed evitiamo (donne e uomini) di elogiare i corpi che più somigliano al modello dominante. Poi, quando saremo un poco meno inquinati, proviamo a cercare la bellezza laddove ci dicono che non c’è: nei corpi vecchi, malati, troppo grassi o troppo magri, deboli, sfiniti. “Lasciamo le belle donne agli uomini senza fantasia” (e viceversa).

Arianna

Che cos’è il caldo del cappuccino appena fatto?

Questa mattina ho sorseggiato il mio tiepido cappucino al bar Pasi e mi sono soffermato ad occhi chiusi sulla sensazione di calore che lambiva la lingua, il palato e la gola, nonché lo stomaco. Insomma mi sono osservato, gustando appieno il percorso, la discesa della sostanza liquida quale è il caffè all’interno del mio corpo. E’ accaduto, in un certo momento, di dimenticare quel che stavo facendo, ero – come dire – tutto assorbito nella sensazione di calore…
quella sensazione senza nome, non era nulla che conoscessi già. E si è fatta grande…
Non era un cappuccino, non era un idrante, non era una foresta incazzata, né l’alberello Pino..
Era una dolce novità! Solo sensazione…
Spegnendo la mente-che-definisce (che i guru indiani amano chiamare la mente-che-mente) per qualche istante, solo il nuovo esiste… è un fatto moooooooolto interessante! In effetti, anche da un punto di vista scientifico, non esistono due cose uguali tra loro… basti pensare ai fiocchi di neve:  identici-appaiono e differenti-nella sostanza!
E che bom che l’è stà QUEL cappuccino!  Slurp! Peccato (o fortuna) che non tornerà più… identico!
Raji